Riabilitazione dopo l’ictus considerazioni di una fisioterapista

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Da molti anni lavoro nel campo riabilitativo, sono arrivata alla riabilitazione neuro cognitiva, al Metodo Perfetti, insomma, per caso. Sono andata ad un convegno, ho voluto approfondire, ho conosciuto colleghi che ci lavorano da molti anni che hanno “creato” il metodo lavorando con Carlo Perfetti e ho cominciato un percorso professionale e personale che mi ha portato a compiere scelte importanti e che non è ancora terminato.

La riabilitazione neurologica è  la mia passione da sempre, ho una formazione in campo ortopedico, sono osteopata, sono specializzata sulla colonna vertebrale, ma la riabilitazione dopo l’ictus è qualcosa che mi coinvolge in una maniera profonda.

La riabilitazione neuro cognitiva mi ha fornito quegli strumenti che mi hanno messo in condizione di aiutare a recuperare persone che avevano avuto “sentenze”.

Non recupererà più. Oltre questo non sarà possibile ottenere altro.

Invece no. Da me, da noi, perché ormai siamo diversi, arrivano spesso persone che vengono da anni di fisioterapia neuromotoria, stretching e quant’altro.

Persone nelle quali la situazione ha cominciato a stabilizzarsi.

Ma che ancora non hanno gettato la spugna, che ancora si chiedono posso migliorare? Posso ancora recuperare?

Assolutamente si!

Non sto parlando di un recupero al 100%, quello solo il tempo e la tenacia potranno dirlo, ma migliorare la propria autonomia e la propria vita, questo si è possibile.

Sappiamo quanto ci servano entrambe le mani, quanto conti muoversi con sicurezza con le nostre gambe.

E’ uno “sport” difficile, non bisogna mollare, niente è regalato.

I miglioramenti sono lenti, tanta fatica, tanta concentrazione, stanchezza fisica e mentale ma la sensazione di poter riuscire a riprendere il controllo non ha prezzo.

Rimettere in piedi una persona anche per il terapista è  qualcosa di emozionante, ricominciare a camminare dopo mesi di sedia a rotelle è un evento che si imprime nella memoria del paziente e dei familiari come il primo di una serie che porteranno ad una remissione totale dei sintomi, invece spesso il tutto si ferma qui perché comincia la lotta con l’ipertono, la spasticità che limita il recupero.

Se si fa troppo esercizio l’ipertono avanza e quindi c’è solo il botulino, se si fa troppo poco non ci sono miglioramenti.

Da cosa nasce la mia passione per questo metodo?

Nasce dal fatto che offre risposte, possibilità dove tutti gli altri approcci hanno già esaurito le risorse.

E’ l’unica metodica riabilitativa che abbia stilato un protocollo per il trattamento dell’ipertono, del Neglet, che lavora per ricostruire lo schema corporeo, che lavora sull’apprendimento.

Molti pazienti mi hanno chiesto nel tempo, perché si parla di apprendimento? Cosa c’entra? La risposta è così ovvia che ormai sono abituata a vedere il cenno di assenso nei loro occhi non appena lo spiego.

Si parla di apprendimento motorio. Avete presente quando si impara a guidare la macchina o a praticare un nuovo sport: il nuoto, lo sci, andare in bicicletta? La fatica, la concentrazione, la sensazione di non farcela. Però piano piano ci impratichiamo e ciò che sembrava impossibile avviene: il piede preme la frizione senza doverci pensare e così via.

La prima fase è il movimento volontario diciamo “puro” cioè io allungo un piede o un braccio in maniera volontaria per raggiungere un certo obbiettivo.

Ripetendo l’azione in maniera corretta il cervello mano a mano memorizza la sequenza di movimenti necessaria (il circuito motorio) e comincia a mandarla in automatico, questi eventi sono conosciuti, si usano anche in posturologia.

In questa maniera noi riusciamo a goderci una passeggiata in bicicletta senza sforzarci di stare sempre a mantenere l’equilibrio.

Dopo una lesione certamente è più difficile, i sistemi sono stati danneggiati, ma l’apprendimento motorio così come l’apprendimento generale E’ SEMPRE POSSIBILE finché abbiamo vita.

E’ importante capire cosa sta succedendo al nostro corpo, perché non “funziona”, perché ha delle risposte incontrollate. Coma facciamo a controllare qualcosa che non conosciamo?

E’ importante avere un progetto riabilitativo,  la cosiddetta ”area di sviluppo prossimale”.

E’ il progetto a breve termine, inserito in un progetto più ampio, ovvero  ottenere determinati movimenti, determinate risposte, sequenze di movimenti, senza compensi, corretti dal punto di vista fisiologico e inserirle in un circuito motorio più ampio.

Ad esempio, la camminata. Camminare con il ginocchio esteso ed un tutore che blocca la caviglia e obbliga ad una rotazione dell’anca (andatura falciante) che prospettive ci offre? Nel migliore dei casi arriverà il giorno che dovremo dire al paziente ok, questo modo di camminare è sbagliato ora devi imparare a farlo in un’altra maniera il problema è che quando il nostro sistema motorio ha appreso a muoversi così smontare il tutto è veramente molto complicato, se non impossibile.

Immaginare il movimento quando ancora non c’è.

Cercare di comprenderne i motivi, forse il paziente non percepisce bene, la sensibilità è danneggiata, oppure percepisce in modo sbagliato.

Pensare che se non c’è, se non è ancora comparso, non vuol dire che non comparirà più.

La settimana scorsa un’ amica, dopo una frattura veramente piccola e qualche giorno di tutore mi ha detto: “non ci crederai, non ricordo come si fa a camminare”, ho riso, tranquilla, ho detto, capita di frequente.

E’ vero capita spesso, ma in campo neurologico è una costante.

Ricordo quando ai primi corsi di formazione ho sentito parlare di memoria del movimento, di immaginazione del movimento, di schemi corporei e di circuiti motori, mi sembravano fantasie…poi ho approfondito, ho studiato, ho capito e ora mi chiedo perché non applicano tutti questi principi?

Un paziente mi raccontava che un Neurologo nel corso di una visita gli disse che in uno dei suoi esami da studente aveva affermato che il recupero si compie nei primi 2 anni, poi la “finestra” si chiude, ora, aggiunse, se uno dei miei studenti dicesse una cosa simile lo boccerei.

Ma quante volte mi hanno riportato affermazioni così!!!

Spesso si ragiona con informazioni ormai superate ma il vero problema è che si negano possibilità.

 

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